Friday, April 22, 2011

QUANDO RITORNA UN EROE di Rita Pani


Vittorio è tornato, dimenticato da questo stato, capace di rendere eroe un mercenario assassino, un soldato che uccide in guerra, una guerra che questo stato dovrebbe ripudiare, ma non rende eroe chi va a morire per la pace, quella vera, che in cuor suo sa, non ci sarà mai. È la sintesi di questo stato al contrario, che ogni giorno mi ricorda perché nessun sacrificio si ha da fare.
Troppe vole abbiamo visto una marionetta andare a posare le mani sulla bara degli “eroi”, chiamati così non per la giustezza delle azioni da essi compiute, ma solo per tacitare le coscienze loro, e tener buone quelle di chi avrebbe potuto ricordarsi che l’Italia – appunto – ripudia la guerra. Tornavano da eroi in pompa magna, con l’esercito schierato, la banda o la fanfara, i cappotti blu, degli uomini scesi dalle auto blu, che ci fosse il sole o la pioggia, tutti in fila e mesti, a farci credere un dolore fasullo, che desse vigore, magari, ad un impegno da intensificare.
Anni e anni di guerra hanno prodotto molti eroi, troppi eroi, così che gli ultimi che hanno dovuto morire, a dire il vero, hanno visto sfumare la pompa, e la fanfara nemmeno c’era. Una giacchetta blu al posto dei cappotti, e due parole distratte di un cronista senza troppa mestizia. La marionetta, l’unica a persistere nei pellegrinaggi a Ciampino, per il rito ormai consumato dell’imposizione delle mani sulle mani di una madre e poi della bara foderata dal tricolore, quello senza alcun valore, che un giorno può rappresentare il senso stretto di questo stato al contrario, e il giorno dopo persino il simbolo della contestazione – allo stato.
Vittorio è tornato con un volo di linea – che lo stato non se lo è andato nemmeno a pigliare – avvolto nella bandiera palestinese e protetto dal cellophane, senza marionette a fingere il dolore già espresso in frasi di circostanza, buttate là col rigore di chi recita una parte senza ormai nessuna convinzione. Non ci sono più voci ferme o tremolanti, che vibrano d’emozione, ma solo atone litanie che suonano come la noia di un ritornello imparato a memoria da chi sembra aver scordato il resto della canzone.
“Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”. E questo stato ci fa beati, cancellando i nostri eroi, quelli veri, quelli che potrebbero insegnare a chi in questo stato muove i primi passi per divenir uomo, che si può essere diversi e migliori di quel che ci viene mostrato, giorno dopo giorno, a seppellirci nel nostro stesso vomito, nello schifo che ci allontana dalla vita comune e dalle cose di tutti. Vittorio avrebbe potuto insegnare che vivere fino in fondo la coerenza del proprio ideale, è un bel vivere, anche se dell’ideale si può morire. Vivere fino in fondo la convinzione di poter essere parte di un mondo senza confini, lottare perché il mondo possa essere luogo ospitale, è l’unica guerra che ci si potrebbe impegnare a combattere, l’unica capace di zittire le armi, di far cessare il sangue. Posare le mani sulla bandiera palestinese che racchiudeva la vita di Vittorio, avrebbe potuto spalancare la finestra sulla vita di tutti coloro che in fila si sono radunati davanti al simulacro dell’eroe preconfezionato, far entrare aria fresca nelle vite di chi non è più capace nemmeno di discernere cosa è giusto da quel che non lo è.
Ma per fortuna Vittorio non è stato del tutto dimenticato da chi appieno ne ha compreso il valore. Il Presidente ha mandato una sua delegazione, a riconoscerlo eroe, figlio migliore di quello Stato che si vorrebbe cancellare, a riconoscergli l’onore e il merito di aver speso la sua vita per ciò in cui credeva: l’utopia della pace. Grazie Presidente Abu Mazen, per aver accolto Vittorio nel suo popolo palestinese, l’Italia non è degna di lui.
Rita Pani (APOLIDE)

http://r-esistenza-settimanale.blogspot.com/2011/04/quando-ritorna-un-eroe.html

Tuesday, April 05, 2011






..un po' di Viola nel mio blog..