Monday, February 23, 2009
Tuesday, February 17, 2009
Monday, February 16, 2009
Sunday, February 15, 2009
.. mi manca la fiera di San Giuseppe ..e soprattutto mi mancano le Zeppole di San Giuseppe.. e mi manca comprarle alla pasticceria all'angolo e portarle su per pranzo dal nonno o su all'ultimo piano.. e poi passeggiata..
..passeggero' per Trento e poi raccontero' a Sofia del tempo delle Zeppole e di come i tempi cambiano ma i nonni rimangono nei cuori, sempre. A volte si va a trovarli con il pensiero o loro vengono a trovarci attraverso un profumo.. una foto.. una carezza che si sente nell'aria.. una voce che accanto a noi chiama "Saveria.."
..ed Apollonio giustamente rispose..
La stampa è libera, viva la libera stampa. Ciò non toglie che ci sentiamo in dovere come ATIt, Associazione Teriologica italiana, di intervenire quando il diritto-dovere ad una corretta informazione viene violato, sfociando in un moralismo spicciolo e rozzo che tende a far credere ai lettori che tutto ciò che non riguardi gli incentivi alle imprese o le oscillazioni dei titoli di borsa sia non solo inutile, ma persino dannoso.
Purtroppo si tratta di un fenomeno che sta prendendo piede in modo preoccupante nel mondo dell'informazione italiana e che penalizza fortemente l'intero mondo della ricerca. L'ultimo episodio in ordine di tempo nell'edizione di domenica 1 febbraio de «Il Giornale», con un articolo dal titolo «Sprechi bestiali. Pagato dalla Regione per ululare nei boschi» il cui chiaro intento è quello di ridicolizzare l'attività di ricerca scientifica in ambito faunistico, annoverandola nell'ambito della futile stravaganza e quindi dello spreco, e mettendo sul banco degli imputati le Regioni e le Province che hanno avuto l'ardire di investire fondi - per lo più poche migliaia di euro - in attività di monitoraggio di grandi carnivori come il lupo piuttosto che in progetti di salvaguardia di specie cosiddette «minori» come il gambero di fiume, i chirotteri o gli anfibi. Regioni e Province che hanno preferito investire in progetti di conservazione e tutela della biodiversità piuttosto che in sagre della salsiccia o della castagna. Tutto questo denota un'ignoranza inaccettabile da parte di un quotidiano nazionale.
Ignoranza a livello legislativo, perché si ignora che lo Stato italiano è impegnato per legge - in applicazione alle Direttive europee in materia di protezione di ambiente, fauna e flora, contenute nella Direttiva Habitat - tramite due DPR, il 357/97 e il 120/2003 a monitorare lo stato delle «specie prioritarie» mediante l'azione di Regioni e Province Autonome. E tra le «specie prioritarie», cioè tra le specie particolarmente tutelate dalla legislazione europea, vanno annoverate, purtroppo per l'incauto e superficiale estensore dell'articolo, tanto il lupo quanto il gambero di fiume, o i pipistrelli, o molte altre specie oggetto di serie indagini svolte da ricercatori, magari dotati di dottorato di ricerca e pubblicazioni internazionali, sostenuti soprattutto dalla passione e non certo da cifre che susciterebbero l’ilarità di un idraulico o di un giornalista. Questa è la realtà, una realtà di cui se mai c'è da vergognarsi per motivi che nulla hanno a che fare con quelli riportati nell'articolo.
Ignoranza a livello scientifico, perché si ignora che ovunque si lavori su specie come il lupo lo si fa secondo criteri ampiamente standardizzati, elaborati dalla comunità scientifica internazionale, e che prevedono la ricerca di tracce «sul campo» e l'uso dei vocalizzi come strumento di localizzazione dei branchi e di quantificazione approssimativa del numero di animali. Detto per inciso: trattandosi di pratica che gode ormai di una certa popolarità, non occorreva certo una laurea in Biologia o Scienze Naturali per evitare a «Il Giornale» di scivolare nel ridicolo. Si tratta infatti di informazioni alla portata di uno spettatore occasionale di «Geo&Geo».
Infine ignoranza a livello politico e amministrativo, perché è solo un'attività sistematica di monitoraggio, di studio, di comunicazione al pubblico, ai gruppi di interessi e agli operatori economici, che consente agli
enti locali di ridurre al minimo l'impatto socioeconomico e la conflittualità sociale derivante dal ritorno di specie importanti come il lupo in ambiti geografici da cui la specie era scomparsa da oltre un secolo.
In conclusione: pochi giorni fa, su un grande quotidiano nazionale, l'ex ministro degli Interni Beppe Pisanu, esponente di spicco di Forza Italia e oggi presidente della Commissione Antimafia, sosteneva che «non possono essere le osterie padane a dettare la politica sull'immigrazione». Verrebbe da dire, parafrasando Pisanu, che lo stesso vale per l'informazione. Ci sono infatti redazioni che ostentano la stessa demagogia, la stessa ignoranza e la stesso rozzo populismo di chi fa dell’ignoranza un merito. Purtroppo.
presidente dell’Associazione Teriologica Italiana
Wednesday, February 11, 2009
Altre risposte a Cramer
Caro Direttore de Il Giornale
spero che il contenuto dell’articolo in oggetto sia stato imposto al vostro giornalista da direttive precise provenienti dalla vostra direzione. Spero che si sia voluto compiacere il lettore medio del vostro giornale a cui forse le tematiche naturalistiche e i problemi ambientali non importano un bel niente, men che meno in questi tempi di crisi. Spero che, dietro ad un articolo del genere, vi sia servilismo verso statiche ideologie politiche che non vedono alcun valore nella gestione sostenibile delle risorse naturali e nel rispetto per quell’ambiente dove non solo noi, ma anche i nostri figli, dovranno condurre le proprie vite.
Lo spero, perchè non serve essere un biologo o un ambientalista per constatare che l’articolo in questione non è basato né su una informazione corretta e imparziale né tanto meno su delle idee valide. A parte la confusione tra vespe e api, a parte la analysis dropping (se mai dropping analysis), a parte l’assenza completa di riferimenti alla normativa vigente italiana e europea, a parte l’assenza o la distorsione della informazione sulle vere finalità di alcune delle ricerche presentate (in particolare le indagini di wolf howling svolte “per vedere di nascosto l’effetto che fa”). La cosa eclatante e vergognosa è la presa di posizione del giornalista secondo cui qualunque consulenza in ambito naturalistico è uno spreco. Qualsiasi tipo di ricerca relativo a qualsiasi specie viene denigrato come spreco, senza fare distinzioni o paragoni, senza preoccuparsi di controllare il pensiero della comunità scientifica né di dare un’occhiata a ciò che fanno altri paesi del mondo occidentale né, già detto, di consultare la normativa. Consiglio al signor Cramer di prepararsi un bell’articolo sull’Inghilterra, l’Olanda o gli Stati Uniti, paesi molto più sottosviluppati dell’Italia, con degli “sprechi” naturalistici enormi.
Ma dopotutto mi rendo conto con soddisfazione del fatto che l’articolo non riesce ad andare a segno neanche nell’unico obiettivo preposto. Se infatti si cercava di mettere in mostra eventuali sprechi, non può che saltare agli occhi del lettore medio, dotato di una minima capacità di raziocinio, che gli sprechi immani denunciati dal vostro giornale non pagherebbero neanche un giorno di noleggio di auto blu da parte di un politico qualunque, neanche un pranzo del presidente del consiglio, neanche 1 minuto del volo presidenziale che l’onorevole Mastella ha ordinato tempo fa per presenziare a un GP di Formula 1. Ciò che il vostro giornale definisce sprechi, non solo altro che briciole cadute accidentalmente dalla tavola imbandita della politica a dare delle risorse irrisorie alla comunità scientifica più povera d’Europa.
Complimenti per la vostra professionalità. Da ciò devo dedurre che tra gli sprechi più imbarazzanti di questo paese ci sono i soldi che la politica passa a giornali come il suo…
Matteo Dei
La Risposta di Andrea Gazzola a quel ignorante di Cramer
sono rimasto sconcertato dall’articolo che ha scritto sul quotidiano il Giornale del 1 febbraio 2009
intitolato “Pagato dalla Regione per ululare nei boschi”.
Rimango inoltre stupito dal fatto che un quotidiano di così ampia distribuzione dia l’opportunità di
scrivere ad un cotale impreparato.
La domanda è sorta quando, da buon ricercatore universitario (precario e non Professore), ho
analizzato e sviscerato il suo elaborato. Sono balzati agli occhi grossolani errori di natura
concettuale, oltre ai suoi abbondanti neologismi di cui parlerò in seguito.
Vista la particolare enfasi da lei impiegata nello sminuire e ridicolizzare le ricerche sul lupo, mi
trovo costretto ad assumere il compito di informare lei e chi leggerà questa lettera sull’importanza
di tali indagini. Mi limiterò ad una breve discussione sulla specie di mia competenza ma sono certo
che le seguenti argomentazioni possano essere estese anche a lepri, pipistrelli, gamberi e rospi.
Il lupo (Canis lupus) rappresenta un elemento fondamentale degli ecosistemi naturali e la
conservazione di questa specie comporta un beneficio per tutte le altre componenti ambientali ad
essa interrelate. La conservazione di popolazioni vitali di lupo costituisce, pertanto, un contributo
importante al mantenimento della biodiversità.
Il lupo, inoltre, è una specie prioritaria di interesse comunitario, ai sensi della Dir, CEE 92/43
“Habitat” e del D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 “regolamento recante attuazione della direttiva
92/43/CEE...”, la cui conservazione necessita di misure rigorose.
Tuttavia la presenza di questa specie, soprattutto in riferimento alla recente espansione dell’areale
nell’arco alpino occidentale, può comportare rilevanti problemi gestionali, in primis l’impatto della
predazione sul bestiame domestico (alcune centinaia di migliaia di euro l’anno, per lei che ama
tanto parlare di denaro). Tale questione impegna le Amministrazioni Regionali a definire una
strategia di intervento. Risulta quindi prioritaria la definizione e la messa in atto di una serie di
misure che permettano l’acquisizione di informazioni precise non solo sulla distribuzione spaziale e
consistenza numerica del predatore, ma anche sulla valutazione del conflitto tra lupo e attività
umane (allevamento zootecnico).
Comunque per eventuali futuri comunicati stampa in materia lupo mi rendo disponibile a fornirle
una revisione gratuita dei suoi lavori.
Mi permetta di fornirle alcune piccole osservazioni in merito al suo mediocre articolo: il termine
“figo” e “ululo” non compaiono in nessuna versione di Dizionario della Lingua italiana; inoltre non
ero ancora a conoscenza della nuova specie di lepre da lei coniata: lepre “verticale”.
Lei sminuisce lo studio sui gamberi d’acqua dolce condotto in provincia di Bolzano dal collega
Josef Leiter, si domanda perché non è stato fatto un analogo lavoro sui gamberi di acqua salmastra.
A questo punto nutro dei seri dubbi anche sulle sue conoscenze geografiche: il mare a Bolzano dove
lo ha visto?
Un’altra puntualizzazione: il nome della specie deve essere scritto in stile “italico” ed il genere,
ossia il primo nome, deve avere la lettera maiuscola, si informi, lo faccia per sé (oltre che per i suoi
lettori).
Nel suo articolo viene riportato come segue: “8.064 amministrazioni hanno comunicato 176.301
incarichi, per un totale di compensi erogati pari a 580.028.877,36 euro. Ma siccome poco meno del
50 per cento del totale non ha ancora trasmesso i propri dati, si presume che siano in ballo circa
500mila consulenze, per un ammontare che sfiora i 2 miliardi e 500 mila euro”.
Mi deve quindi spiegare a quale Professore di matematica ha chiesto consulenza per il modello
predittivo da applicare per la stima degli “sprechi bestiali”.
Infatti, se 580.028.877,36 di euro sono i compensi relativi a poco meno del 50 per cento del totale
degli incarichi, il totale dovrebbe essere leggermente superiore al doppio di questa cifra. Secondo
una semplice proporzione l’importo esatto dovrebbe ammontare a 1.644.995.994 euro e non 2
miliardi e 500 milioni di euro: per essere così attento agli euro percepiti dal suo prossimo mi sembra
sia alquanto disinvolto sui miliardi.
Inoltre, il termine inglese “analysis dropping”, in quale articolo scientifico lo ha recuperato?
Semmai lo sostituirei con quello di “scat analysis”.
Per i motivi sopraccitati, non reputo il suo articolo un affronto alla mia persona o alla mia
professionalità, piuttosto alla sua.
Se vuole, posso inviare alla redazione del suo giornale una versione corretta del suo lavoro.
Cordiali Saluti, e si impegni, la prossima volta farà di meglio
Dr. Andrea Gazzola
Monday, February 09, 2009
Sunday, February 08, 2009
Diffondete attraverso i vostri blog ad amici e conoscenti.. abbiamo bisogno di ricostruire quello che da troppi anni un manipolo di delinquenti sta cercando (riuscendoci) di destrutturare cioe' la societa' civile del nostro paese.
..diffondete.. diffondete.. diffondete..
LIBERTA' e GIUSTIZIA
“Il cammino della democrazia non è un cammino facile. Per questo bisogna essere continuamente vigilanti, non rassegnarsi al peggio, ma neppure abbandonarsi ad una tranquilla fiducia nelle sorti fatalmente progressive dell’umanità… La differenza tra la mia generazione e quella dei nostri padri è che loro erano democratici ottimisti.
Noi siamo, dobbiamo essere, democratici sempre in allarme”.
Norberto Bobbio
Primi firmatari: Gustavo Zagrebelsky, Gae Aulenti, Umberto Eco, Claudio Magris, Guido Rossi, Sandra Bonsanti, Giunio Luzzatto, Simona Peverelli, Elisabetta Rubini, Salvatore Veca.
Rompiamo il silenzio. Mai come ora è giustificato l’allarme. Assistiamo a segni inequivocabili di disfacimento sociale: perdita di senso civico, corruzione pubblica e privata, disprezzo della legalità e dell’uguaglianza, impunità per i forti e costrizione per i deboli, libertà come privilegi e non come diritti. Quando i legami sociali sono messi a rischio, non stupiscono le idee secessioniste, le pulsioni razziste e xenofobe, la volgarità, l’arroganza e la violenza nei rapporti tra gli individui e i gruppi. Preoccupa soprattutto l’accettazione passiva che penetra nella cultura. Una nuova incipiente legittimità è all’opera per avvilire quella costituzionale. Non sono difetti o deviazioni occasionali, ma segni premonitori su cui si cerca di stendere un velo di silenzio, un velo che forse un giorno sarà sollevato e mostrerà che cosa nasconde, ma sarà troppo tardi.
Non vedere è non voler vedere. Non conosciamo gli esiti, ma avvertiamo che la democrazia è in bilico.
Pochi Paesi al mondo affrontano l’attuale crisi economica e sociale in un decadimento etico e istituzionale così esteso e avanzato, con regole deboli e contestate, punti di riferimento comuni cancellati e gruppi dirigenti inadeguati. La democrazia non si è mai giovata di crisi come quella attuale. Questa può sì essere occasione di riflessione e rinnovamento, ma può anche essere facilmente il terreno di coltura della demagogia, ciò da cui il nostro Paese, particolarmente, non è immune.
La demagogia è il rovesciamento del rapporto democratico tra governanti e governati. La sua massima è: il potere scende dall’alto e il consenso si fa salire dal basso. ll primo suo segnale è la caduta di rappresentatività del Parlamento. Regole elettorali artificiose, pensate più nell’interesse dei partiti che dei cittadini, l’assenza di strumenti di scelta delle candidature (elezioni primarie) e dei candidati (preferenze) capovolgono la rappresentanza. L’investitura da parte di monarchie o oligarchie di partito si mette al posto dell’elezione. La selezione della classe politica diventa una cooptazione chiusa. L’esautoramento del Parlamento da parte del governo, dove siedono monarchi e oligarchi di partito, è una conseguenza, di cui i decreti-legge e le questioni di fiducia a ripetizione sono a loro volta conseguenza.
La separazione dei poteri è fondamento di ogni regime che teme il dispotismo, ma la demagogia le è nemica, perché per essa il potere deve scorrere senza limiti dall’alto al basso. Così, l’autonomia della funzione giudiziaria è minacciata; così il presidenzialismo all’italiana, cioè senza contrappesi e controlli, è oggetto di desiderio.
Ci sono però altre separazioni, anche più importanti, che sono travolte: tra politica, economia, cultura, e informazione; tra pubblico e privato; tra Stato e Chiesa. L’intreccio tra questi fattori della vita collettiva, da cui nascono collusioni e concentrazioni di potere, spesso invisibili e sempre inconfessabili, è la vera, grande anomalia del nostro Paese. Economia, politica, informazione, cultura, religione si alimentano reciprocamente: crescono, si compromettono e si corrompono l’una con l’altra. I grandi temi delle incompatibilità, dei conflitti d’interesse, dell’etica pubblica, della laicità riguardano queste separazioni di potere e sono tanto meno presenti nell’agenda politica quanto più se ne parla a vanvera.
Soprattutto, il risultato che ci sta dinnanzi spaventoso è un regime chiuso di oligarchie rapaci, che succhia dall’alto, impone disuguaglianza, vuole avere a che fare con clienti-consumatori ignari o imboniti, respinge chi, per difendere la propria dignità, non vuole asservirsi, mortifica le energie fresche e allontana i migliori. È materia di giustizia, ma anche di declino del nostro Paese, tutto intero.
Guardiamo la realtà, per quanto preoccupante sia. Rivendichiamo i nostri diritti di cittadini. Consideriamo ogni giorno un punto d’inizio, invece che un punto d’arrivo. Cioè: sconfiggiamo la rassegnazione e cerchiamo di dare esiti allo sdegno.
Che cosa possiamo fare dunque noi, soci e amici di Libertà e Giustizia? Possiamo far crescere le nostre forze per unirle alle intelligenze, alle culture e alle energie di coloro che rendono vivo il nostro Paese e, per amor di sé e dei propri figli, non si rassegnano al suo declino. Con questi obiettivi primari.
Innanzitutto, contrastare le proposte di stravolgimento della Costituzione, come il presidenzialismo e l’attrazione della giurisdizione nella sfera d’influenza dell’esecutivo. Nelle condizioni politiche attuali del nostro Paese, esse sarebbero non strumenti di efficienza della democrazia ma espressione e consolidamento di oligarchie demagogiche.
Difendere la legalità contro il lassismo e la corruzione, chiedendo ai partiti che aspirano a rappresentarci di non tollerare al proprio interno faccendieri e corrotti, ancorché portatori di voti. Non usare le candidature nelle elezioni come risorse improprie per risolvere problemi interni, per ripescare personaggi, per pagare conti, per cedere a ricatti. Promuovere, anche così, l’obbligatorio ricambio della classe dirigente.
Non lasciar morire il tema delle incompatibilità e dei conflitti d’interesse, un tema cruciale, che non si può ridurre ad argomento della polemica politica contingente, un tema che destra e sinistra hanno lasciato cadere. Riaffermare la linea di confine, cioè la laicità senza aggettivi, nel rapporto tra lo Stato e la Chiesa cattolica, indipendenti e sovrani “ciascuno nel proprio ordine”, non appartenendo la legislazione civile, se non negli stati teocratici, all’ordine della Chiesa.
Promuovere la cultura politica, il pensiero critico, una rete di relazioni tra persone ugualmente interessate alla convivenza civile e all’attività politica, nel segno dei valori costituzionali.
Sono obiettivi ambiziosi ma non irrealistici se la voce collettiva di Libertà e Giustizia potrà pesare e farsi ascoltare. Per questo chiediamo la tua adesione.
Friday, February 06, 2009
Caro Francesco Cramer (de Il Giornale)
Vedi link http://www.ecowiki.it/caro-francesco-cramer-di-il-giornale.htmlmartedì, 3 febbraio 2009
E’ uscito uscito su Il Giornale un articolo dal titolo “Pagato dalla Regione per ululare nei boschi” ed eccovi la risposta che e’ stata inviata alla redazione e ad altri giornali. Noi la pubblichiamo, gli altri lo faranno?
Caro Francesco Cramer,
mi chiamo Elena Patriarca, di professione rubo al contribuente italiano e avrei continuato la mia carriera di parassita se Lei non mi avesse smascherata. Grazie al suo articolo ormai tutti sanno che ho ricevuto 6 mila euro dalla Regione Valle d’Aosta per il monitoraggio dei chirotteri (i pipistrelli, ovvero un terzo delle specie di mammiferi presenti nella regione).
Nel suo articolo però Lei non dice tutto, certamente non per ignoranza o per intento, bensì, immagino, per delicatezza. Io ormai sono nel baratro, probabilmente nessuno mi affiderà più un incarico e quindi tanto vale che vuoti del tutto il sacco: denuncerò i mandanti!
Si tratta di gente che bazzica a Bruxelles, pesci grossi, non aringhe come me, che rubano i soldi del contribuente europeo. Tengono i contatti con noi aringhe attraverso dei pizzini, cui hanno dato il nome di “Direttive”, immagino per disorientare i giornalisti come Lei. Uno di questi pizzini, la Direttiva Habitat, obbliga gli Stati membri dell’Unione Europea a monitorare lo stato di conservazione delle specie di “interesse comunitario”, fra le quali tutti i chirotteri. Lo Stato Italiano è tenuto a trasmettere rendicontazioni su tale argomento a quei furfanti di Bruxelles ogni 6 anni e, a tale fine, alle Regioni spetta il compito di raccogliere dati sul proprio territorio e trasmetterli annualmente allo Stato.
In tali resoconti, le Regioni devono anche far sapere quali misure hanno adottato per evitare il degrado dei Siti di Importanza Comunitaria (specie di covi, dove la “cupola” dell’organizzazione tutela habitat e specie minacciati). I soldi che avrò dalla Regione, in effetti, sono serviti anche a questo: durante il periodo del mio incarico mi sono infatti occupata della tutela dei chirotteri presenti in questi covi; in particolare mi sono adoperata affinché i lavori che dovevano essere realizzati in un importante edificio che ospita una colonia di repellenti rinolofi maggiori fossero portati a termine senza pregiudicare i chirotteri. E’ l’ultima colonia riproduttiva di tale specie di pipistrelli conosciuta sull’intero territorio piemontese-valdostano.
Le altre, grazie al cielo, sono andate incontro all’estinzione per cause antropiche o non sono ancora state “scoperte” da noi aringhe, cosicché non abbiamo potuto sperperarci sopra soldi pubblici; al riguardo Le va riconosciuto il merito di avere, con l’articolo, diminuito le probabilità che qualcuno sia pagato per scoprire tali colonie ed incrementato la probabilità che vengano distrutte senza che l’opinione pubblica lo sappia, perfetto corollario del tipo di informazione da Lei promosso.
Non paga delle nefandezze di cui sopra, avevo in programma anche una giornata di formazione, in cui istruire degli scagnozzi al fine di organizzare meglio futuri sperperi di denaro pubblico, sempre per i pipistrelli . Pensavo al Corpo Forestale, al personale dei Parchi e, più in generale, a quelli che in Valle d’Aosta sprecano tempo con la gestione degli ambienti rilevanti per la tutela dei chirotteri – ambienti forestali, zone umide, agroecosistemi, ambienti ipogei ed edifici monumentali – o che si occupano (mi vergogno a dirlo) di divulgazione naturalistica. Non so se la Regione vorrà confermare l’organizzazione della giornata; nel caso, sarà mia premura avvisarLa immediatamente e spero di averLa mia ospite: potrei fare ammenda offrendoLe tanti spunti per ulteriori avvincenti articoli.
Cordialmente,
Elena Patriarca